Omeopatia nel settore pubblico, la Toscana minaccia un passo indietro. Scoppia la polemica

Da “Doctor33” del 30 marzo 2018

Un passo indietro sulla copertura delle cure omeopatiche con il suo sistema sanitario. A minacciarlo, almeno stando alle indiscrezioni giornalistiche, la Regione Toscana. Una minaccia rigettata dal settore, che sottolinea come riguardi 300mila cittadini toscani e debba restare nel pubblico. La Toscana, del resto, è stata tra le prime Regioni a inserire nel suo servizio sanitario medicine complementari, agopuntura, fitoterapia e omeopatia, ora proprio su quest’ultima si starebbe pensando, a quanto ha riferito Repubblica nei giorni scorsi, di aumentare le tariffe delle attività ambulatoriali che si ottengono pagando un ticket di 24 euro a visita. La Regione interpellata preferisce non rispondere, ma a far capire che le cose stiano procedendo in questo modo arriva un’interrogazione alla giunta regionale per conoscere le intenzioni in merito da parte di Leonardo Marras, capogruppo Pd della Regione Toscana. «Preoccupa e non poco quanto apparso pochi giorni fa sulla stampa» sottolinea in una nota Marras, «l’aumento delle tariffe sulle attività ambulatoriali del servizio pubblico e la limitazione delle erogazioni relative alle prestazioni omeopatiche avrebbero conseguenze negative non indifferenti. I primi a farne le spese sarebbero, ovviamente, i malati cronici, gli anziani, le categorie più deboli, in generale i pazienti che periodicamente ricorrono a queste discipline e non possono permettersi le cure per i costi elevati».

Tra gli sponsor dell’iniziativa della Regione ci sarebbe Silvio Garattini direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano che ha assunto un ruolo di consulente dell’azienda sanitaria Toscana Centro per le politiche farmaceutiche, in particolare come consulente scientifico dei medici che indica i farmaci meno costosi a parità di efficacia. «Io penso che sia sbagliato spendere soldi pubblici per qualcosa che non ha alcuna base di evidenza scientifica» afferma a DoctorNews il direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, Silvio Garattini «sia io che il presidente dell’Istituto superiore di sanità Walter Ricciardi ci eravamo molto lamentati per la posizione della Regione Toscana, che saggiamente dovrebbe ridurre il suo impegno in tal senso; oggi hanno laboratori di omeopatia oncologica e di omeopatia ginecologica e queste cose, oltre che assurde, sono contrarie all’interesse generale». Garattini è anche contrario al fatto che le visite omeopatiche siano a pagamento: «Anche questo è ingiusto, le visite omeopatiche non dovrebbero proprio essere previste sotto il cappello del Servizio sanitario pubblico. Le definiscono medicine integrative, ma dove sono le prove che servano a qualcosa? Del resto nei Livelli essenziali di assistenza non sono previste e il Servizio sanitario nazionale deve dare solo quello che c’è nei Lea».

Diametralmente opposta è l’opinione di Simonetta Bernardini, presidente della Società italiana di omeopatia e medicina integrata (Siomi) e responsabile dell’Ospedale di Medicina integrata di Pitigliano che premette come la decisione della Regione Toscana non sia confermate ufficialmente dalla Regione e sia per ora stata diffusa solo dalla stampa. «Io non credo che una Regione illuminata come la Toscana, che ha dato spazio alle medicine complementari fin dal 1997 voglia fare una marcia indietro così clamorosa poco sensata, vista la fiducia dei cittadini», dice Bernardini, ricordando che il ricorso alle medicine complementari in Toscana è il doppio rispetto al resto del Paese, «il che dimostra che quando c’è la possibilità di accedere a cure in maniera convenzionata, i cittadini che se ne avvalgono sono di più». Per quanto datata, l’indagine del 2009 dell’Agenzia regionale di sanità, ha infatti calcolato in 300mila i toscani che ricorrono all’omeopatia, l’8% della popolazione regionale.

«A Pitigliano – riferisce Bernardini – vediamo soprattutto le persone fragili, anziani con malattie gravate da comorbidità, che vengono da noi per ridurre il carico dei farmaci chimici e i loro effetti collaterali, e per lo più ci riescono. È già straordinario vedere un anziano che va in farmacia a prendersi le medicine omeopatiche e se le paga da solo: vuol dire che proprio funzionano; l’unica cosa gratuita sono le visite e ora vogliono togliere anche quelle».

Lascia un commento