Il Museo dell’Omeopatia di Roma

Il Museo dell’Omeopatia nel 2023 ha compiuto dieci anni. In realtà la sua storia è molto più antica e risale al 1949, quando nella sede di Piazza Navona, al numero 49, nasce l’IMO, Istituto di Medicina Omeopatica. Il Museo e la sua collocazione sono imprescindibili l’uno dall’altro e strettamente collegati. In questa sede, l’ultima e definitiva, dopo quella di via Giuseppe Gioacchino Belli e Viale Giulio Cesare, nasce l’omeopatia italiana del dopoguerra, con l’ambulatorio e soprattutto l’insegnamento. Se il Museo esiste si deve anche a tutti coloro che hanno iniziato questo lungo percorso come clinici e docenti di omeopatia. Accanto ad Antonio Negro si stringono i grandi medici omeopatici dell’Italia centrale di quegli anni, che già avevano iniziato a collaborare dal 1947: Antonio Santini, Chiaia Pavignano, Giovanna Baratta, Luigi Galeazzi e Alessandro Sardoni.
A questo gruppo iniziale si uniranno: Carlo Croci, Lidia Fontana, Giuseppe Leoni e Sergio Mosso. Una bella foto nel museo mostra la loro immagine. Senza di loro non si sarebbe potuto creare il Museo. Questo, Inaugurato il 17 giugno del 2013, nel giorno del compleanno di Antonio Negro, scomparso nel 2010, è solo la faticosa raccolta di testi (oltre 9.000), memorabilia, antiche trousse, ritratti, un congruo numero delle prime edizioni delle opere di Hahnemann e soprattutto la fondamentale pubblicazione della Bibliografia della Medicina Omeopatica italiana che raccoglie i testi di omeopatia nella nostra lingua dal 1822 al 1939.

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