30 domande sull’Omeopatia
a cura di G. Di Leone e M. Di Leo,
revisione di Simonetta Bernardini
- Che cosa è l’omeopatia?
- Come si pone il medico esperto in Omeopatia nei confronti della medicina cosiddetta convenzionale?
- Come funziona l’omeopatia?
- Esistono studi scientifici che convalidano l’omeopatia?
- Perché l’omeopatia non è ancora stata riconosciuta dalla medicina “ufficiale”?
- L’efficacia delle terapie omeopatiche può essere legata all’effetto placebo?
- L’omeopatia cura con le erbe?
- Posso consigliare la mia stessa cura omeopatica alla mia amica che soffre dei miei medesimi disturbi?
- Devo rinunciare all’uso dei farmaci convenzionali durante una cura omeopatica?
- È vero che la cura omeopatica può causare un aggravamento iniziale dei sintomi?
- Se assumo inavvertitamente un quantitativo superiore di medicinale omeopatico rispetto a quello prescritto, devo preoccuparmi?
- Se il farmacista non dispone della diluizione prescritta, posso prenderne un’altra vicina?
- Il mio medico curante deve essere informato che mi curo omeopaticamente?
- È vero che la medicina omeopatica agisce lentamente?
- Esiste un elenco di medicinali omeopatici di pronto soccorso che conviene sempre tenere in casa?
- Il mio medico curante ha detto che gli omeopati prescrivono solo acqua fresca. Lei che ne pensa?
- Chi può prescrivere i medicinali omeopatici?
- Come si assumono i medicinali omeopatici?
- I medicinali omeopatici hanno effetti collaterali?
- I medicinali omeopatici hanno una scadenza?
- Quali sono le forme farmaceutiche dei medicinali omeopatici?
- Come si svolge la visita omeopatica?
- La medicina omeopatica è una medicina preventiva?
- La terapia omeopatica è efficace nei bambini?
- La terapia omeopatica ha controindicazioni in corso di gravidanza?
- Quale è la posizione della medicina omeopatica nei confronti delle vaccinazioni?
- Che cosa si cura con l’omeopatia?
- Perché i medicinali omeopatici sono venduti solo in farmacia?
- Per quale ragione sulle confezioni dei medicinali omeopatici non sono riportate la composizione, la posologia, le indicazioni, ecc.?
- Le cure omeopatiche possono essere rimborsate?
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Che cosa è l’omeopatia?
L’omeopatia è un metodo clinico e terapeutico che consiste nel curare i pazienti basandosi sull’applicazione del principio di similitudine ed utilizzando medicinali a dosi estremamente diluite o infinitesimali.
In quanto metodo clinico – terapeutico, l’omeopatia può essere praticata esclusivamente da laureati in medicina e chirurgia.
Il principio di similitudine parte dal presupposto che tutti i medicinali che vengono utilizzati in omeopatia siano stati preventivamente studiati, raccogliendo attentamente nelle cosiddette “patogenesi” tutti gli elementi che emergono nel corso della loro sperimentazione, del loro impiego clinico – terapeutico ed in relazione alle conoscenze tossicologiche già disponibili.
La conoscenza di questi elementi, consente al Medico Omeopata di curare con ciascun farmaco omeopatico pazienti che mostrino sintomi simili a quelli contenuti per i singoli medicinali nella sua “patogenesi” (applicando così il principio di similitudine), utilizzandoli a dosi infinitesimali (cioè estremamente diluite).
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Come si pone il medico esperto in Omeopatia nei confronti della medicina cosiddetta convenzionale?
Il Medico Omeopata è innanzitutto un medico, laureato presso le Facoltà universitarie, abilitato alla professione medica e regolarmente iscritto agli Ordini dei Medici, e, nella maggioranza dei casi, anche in possesso di una o più specializzazioni. Nel suo regolare corso di studi questo sanitario ha appreso, e adotta nella sua pratica clinica, tutti i rudimenti dell’arte medica (dalla prevenzione, alla diagnosi, alla cura fino alla riabilitazione) ed è tenuto, come ogni medico, ad un costante aggiornamento.
Rispetto al medico cosiddetto “convenzionale”, il Medico Omeopata ha proseguito la sua formazione approfondendo le sue conoscenze anche verso altre modalità di approccio del paziente ed altre possibilità terapeutiche. Anche in questo caso al professionista viene richiesto un attento e costante aggiornamento, specifico nei confronti della medicina omeopatica.
In conclusione, a parere di questa Società Medico Scientifica, il Medico Omeopata deve operare sempre e comunque a vantaggio del bene primario rappresentato dalla salute del proprio paziente, perseguendo questo obiettivo primario attraverso una costante integrazione fra le differenti metodiche terapeutiche e scegliendo in ciascun caso il migliore approccio.
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Come funziona l’omeopatia?
Nonostante i costanti studi scientifici che sono ormai in corso da parecchi anni il meccanismo di azione del medicinale omeopatico non è ancora del tutto chiarito.
Il meccanismo con cui il rimedio omeopatico funziona potrebbe essere legato al fatto che esso ha in sé il quadro della malattia, in quanto la può provocare nel soggetto sano in corso di sperimentazione. Somministrando il medicinale al soggetto malato quindi, si pone l’organismo di nuovo a confronto con il quadro morboso, offrendogli una seconda “chance” per una opportuna reazione, dimostratasi inadeguata nella precedente occasione con la conseguenza del manifestarsi della malattia.
Le recenti scoperte nel campo della microscopia elettronica a trasmissione avvalorano l’ipotesi che la reazione di autoguarigione possa essere indotta da una persistere di molecole del soluto nella soluzione e che tali molecole possano avviare una reazione di tipo ormetico (cfr: seminario internazionale SIOMI “Advances in Homeopathy: a new scientific and social perspective”)
Per tale ragione l’Omeopatia non deve essere intesa come una medicina sostitutiva, bensì come una medicina “di stimolo” all’autoguarigione o guarigione biologica.
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Esistono studi scientifici che convalidano l’omeopatia?
Premesso che la medicina omeopatica è una medicina sperimentale per definizione, in quanto si basa sulla conoscenza dei dati sperimentali, clinici e tossicologici dei farmaci utilizzati a fini terapeutici, dal secolo scorso ai nostri giorni si è sviluppata una ricerca scientifica in omeopatia che ha dato luogo a svariate pubblicazioni, non solo su riviste specializzate del settore ma anche su riviste scientifiche “convenzionali” di fama internazionale.
La ricerca ha seguito due filoni fondamentali:
• la cosiddetta ricerca di base, finalizzata a dimostrare l’attività biologica dei medicinali omeopatici e delle dosi infinitesimali ed il loro meccanismo biologico. Le più recenti e le più significative ricerche, in questo ambito, hanno seguito la via della chimica a partire da una lettera scritta anche dalla SIOMI nel 2006 (“Hormesis may provide a central concept for homeopathy development” e pubblicata su Toxicology and Applied Pharmacology), cui hanno fatto seguito diverse pubblicazioni scientifiche, tra i cui Autori ci sono Andrea Dei e la SIOMI che hanno dimostrato il meccanismo ormetico nelle diluizioni dei medicinali omeopatici testate con la tecnica del DNA microarray.
• La ricerca clinica, finalizzata a dimostrare l’efficacia del metodo omeopatico o l’efficacia di un particolare medicinale omeopatico per una specifica patologia.
Attualmente, rivestono inoltre un particolare significato le cosiddette meta – analisi, che confrontano i dati derivanti da un insieme di studi scientifici pubblicati sulle varie riviste (o presentati in occasione di importanti convegni), arrivando a conclusioni relative alla qualità delle sperimentazioni effettuate e all’affidabilità dei risultati, ed effettuando una valutazione statistica sull’insieme dei dati desumibili dalle differenti sperimentazioni analizzate.
Vale la pena di ricordare:
• la metanalisi di J. Kleijnen et al., pubblicata nel 1991 dal British Medical Journal che conclude (riferendosi a 96 diverse pubblicazioni scientifiche in ambito omeopatico) affermando che “È sbagliato dire che l’omeopatia non è stata valutata secondo il metodo moderno di studi controllati”;
• la metanalisi di K. Linde et al., pubblicata nel 1997 su The Lancet, che dopo avere analizzato 89 studi, conclude affermando che i risultati ottenuti “non sono compatibili con l’ipotesi secondo cui gli effetti clinici dell’omeopatia sarebbero unicamente effetti placebo” e che “È opportuno proseguire le ricerche in omeopatia in modo rigoroso e sistematico”.
Altre interessanti metanalisi (fra le tante) sono state pubblicate nel 2000 da Huntley A. su “Thorax”, da Hackman R. su “J. Asthma” e da Cucherat M. su “Eur. J. Clin. Pharmacol”.
Nonostante il conforto di queste ricerche vi è ancora molto da studiare e da comprendere . La ricerca in questo ambito è ostacolata non solo dalla particolarità della materia in esame (che rende non sempre agevole il rispetto di tutti i canoni predefiniti dalla comunità scientifica internazionale) quanto, e soprattutto, dalle scarse risorse economiche disponibili in questo settore.
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Perché l’omeopatia non è ancora stata riconosciuta dalla medicina “ufficiale”?
Le principali critiche che vengono mosse dalla cosiddetta medicina “ufficiale” all’omeopatia sono:
– la mancata conoscenza del meccanismo di azione dei medicinali omeopatici;
– l’estrema diluizione dei farmaci omeopatici che porta a ritenere, in diversi casi, che non sia presente nessuna molecola del principio attivo del farmaco nel medicinale prescritto.
Anche se le cose sono rapidamente evolute, soprattutto con le nuove acquisizioni scientifiche delle quali abbiamo parlato più sopra, tuttavia la ricerca scientifica fino ad ora effettuata e l’esperienza clinica maturata in tutto il mondo in oltre 200 anni di pratica medica (in Italia per esempio operano più di 7000 medici esperti in omeopatia e circa 6 milioni di cittadini utilizzano i medicinali omeopatici) dimostrano l’efficacia di questa metodica terapeutica.
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L’efficacia delle terapie omeopatiche può essere legata all’effetto placebo?
Il cosiddetto effetto placebo, che indica una guarigione o un miglioramento determinato da un condizionamento psicologico del paziente e che non è in realtà collegabile ad alcun effetto terapeutico del medicinale, è in qualche misura sempre presente nelle guarigioni anche nella medicina cosiddetta “ufficiale”. Spesse volte, anche solo il colloquio con un medico di cui gode fiducia, determina miglioramenti anche significativi nel paziente (il cosiddetto “effetto taumaturgico” del medico, meglio conosciuto come “effetto Hawthorne” dal nome dell’autore che per primo lo ha descritto). Come già spiegato in precedenza, allo stato attuale è altresì presumibile che anche in questa metodica terapeutica, come d’altronde in qualsiasi specialità medica, vi sia un qualche contributo dell’effetto placebo. Non può peraltro spiegarsi tutto in maniera così semplicistica! Non si riuscirebbe altrimenti a comprendere l’efficacia delle terapie omeopatiche nei lattanti (che risultano difficilmente condizionabili dal punto di vista psicologico), in medicina veterinaria, o finanche nelle piante!
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L’omeopatia cura con le erbe?
È errato affermare che l’omeopatia curi con le erbe. Questa affermazione determina confusione con altre pratiche terapeutiche come la fitoterapia, la gemmoterapia o l’utilizzo di infusi o decotti erboristici, assolutamente degne di rispetto ma decisamente differenti dall’omeopatia. I medicinali omeopatici vengono estratti, attraverso procedimenti assolutamente codificati dalle principali farmacopee europee e verificati nei laboratori farmaceutici, non solo dal mondo vegetale ma anche da quello animale e da quello minerale. Non si tratta quindi mai di prodotti di sintesi. Quello che differenzia inoltre il medicinale omeopatico sono l’estrema diluizione e la cosiddetta dinamizzazione. I medicinali omeopatici subiscono un procedimento di diluizione. Durante questo processo di diluizione, i medicinali omeopatici subiscono anche una costante dinamizzazione (vengono cioè costantemente sottoposti a scuotimenti la cui intensità e durata sono predeterminati) che ha l’effetto probabilmente di indurre nuovi legami fisici, chimici ed elettromagnetici che assicurano verosimilmente l’effetto terapeutico. Affermare pertanto che l’omeopatia curi con le erbe è errato sia perché i suoi medicinali non derivano solo dal mondo vegetale, che per le peculiari caratteristiche di tali farmaci.
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Posso consigliare la mia stessa cura omeopatica alla mia amica che soffre dei miei medesimi disturbi?
La peculiarità e la forza della terapia omeopatica consiste nell’essere assolutamente individualizzata. Quando il Medico Omeopata prescrive una terapia, la studia per quello specifico paziente, che presenta un suo particolare modo di essere e di reagire ed una sua peculiare modalità di risposta agli stimoli esterni (sia positivi che, in particolar modo, negativi).
A differenza delle terapie “cosiddette convenzionali”, che vengono prescritte solitamente “contro” qualche cosa (contro il dolore, contro uno specifico sintomo, contro un agente patogeno esterno come batteri o virus, ecc.), le terapie omeopatiche vengono prescritte per favorire la reazione individuale dell’organismo alla malattia. Queste terapie, in buona sostanza, aiutano e stimolano l’organismo a sviluppare le proprie risposte.
Ne consegue che queste terapie sono assolutamente individualizzate e, a parità di patologia e di sintomi, non è affatto detto che assicurino le stesse risposte in persone diverse.
Ad ogni paziente corrisponde la propria terapia!
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Devo rinunciare all’uso dei farmaci convenzionali durante una cura omeopatica?
Non vi è una controindicazione all’uso contemporaneo di farmaci omeopatici e terapie tradizionali, anzi viene ricercata, ove è possibile e ove necessario, una opportuna integrazione. Uno degli obiettivi delle cure omeopatiche è comunque quello di ridurre, magari in maniera graduale, l’uso di terapie “convenzionali”, sempre tenendo ben presente le condizioni cliniche del paziente. Sarà comunque sempre il medico a valutare, insieme al paziente, se e quando ridurre o eliminare del tutto l’uso di terapie convenzionali.
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È vero che la cura omeopatica può causare un aggravamento iniziale dei sintomi?
Sì, qualche volta può succedere, anche se questa eventualità è molto rara e comunque, se determinata dal rimedio omeopatico, è rapidamente seguita da un miglioramento e alle volte dalla completa guarigione del paziente. Il cosiddetto aggravamento omeopatico è sempre autolimitante e non va confuso con un aggravamento persistente segno di una malattia in progressione. La mancata comparsa dell’aggravamento omeopatico inoltre non significa che la cura prescritta non sia ugualmente efficace.
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Se assumo inavvertitamente un quantitativo superiore di medicinale omeopatico rispetto a quello prescritto, devo preoccuparmi?
No, perché l’effetto del farmaco non è in relazione alla quantità del preparato, ma alla sua qualità, determinata, a sua volta, dalla sua preparazione. Non è mai necessario contattare un servizio di tossicologia, neanche se un bambino ha accidentalmente ingerito un intero tubetto omeopatico!
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Se il farmacista non dispone della diluizione prescritta, posso prenderne un’altra vicina?
Il cambio della diluizione è una prerogativa che deve essere indicata esclusivamente dal medico omeopata, per cui, se il farmacista non dispone della diluizione prescritta (ma questa eventualità oggi è molto rara) è indispensabile chiamare il medico che ha prescritto il farmaco e concordare direttamente con lui il da farsi.
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Il mio medico curante deve essere informato che mi curo omeopaticamente?
La collaborazione tra i medici che curano lo stesso paziente è indispensabile al di là della metodologia utilizzata, per cui è importante informare il proprio medico curante di essere sottoposto ad una terapia omeopatica, come d’altra parte è necessario informare il medico omeopata se si è sottoposti a terapie convenzionali.
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È vero che la medicina omeopatica agisce lentamente?
Le risposte al rimedio omeopatico dipendono dalle condizioni cliniche del paziente, ma anche dalle capacità del medico di individuare il giusto medicamento. In ogni caso i tempi di attesa di una risposta alle cure omeopatiche, devono essere ragionevolmente rapide e in relazione al tipo di patologia. In generale si può affermare che più è acuta un’affezione e più rapida dovrà essere la risposta. Nelle patologie croniche si può attendere sino a un paio di mesi per un miglioramento rilevabile.
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Esiste un elenco di medicinali omeopatici di pronto soccorso che conviene sempre tenere in casa?
Premesso che la terapia omeopatica è una terapia individualizzata per ciascun paziente, è comunque opportuno avere in casa medicinali che hanno azione soprattutto in patologie acute.
Tali farmaci possono risolvere, dietro consiglio telefonico dell’omeopata che ha in cura il paziente, alcune situazioni di emergenza di minore rilievo e, comunque, consentono un primo approccio in attesa della visita del medico.
Può pertanto essere consigliabile avere in casa almeno i seguenti medicinali (che, è bene rammentare, devono essere assunti “solo” dopo prescrizione del medico):• Aconitum napellus 5CH
• Antimonium crudum 5CH
• Antimonium tartaricum 5CH
• Apis mellifica 5CH
• Arnica montana 5CH
• Belladonna 5CH
• Bryonia alba 5CH
• Cantharis 5CH
• Chamomilla 5CH
• Colocynthis 5CH
• Hepar sulfur 5CH
• Ignatia amara 5CH
• Ipeca 5CH
• Magnesia phosphorica 5CH
• Mercurius solubilis 5CH
• Rhus toxicodendron 5CH
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Il mio medico curante ha detto che gli omeopati prescrivono solo acqua fresca. Lei che ne pensa?
L’omeopatia è una metodica clinico-terapeutica che ha una tradizione di quasi due secoli. Migliaia di medici l’hanno praticata e la praticano tutt’oggi e milioni di pazienti hanno avuto e continuano ad avere benefici dall’uso di questi farmaci in tutti i Paesi del mondo. Solo in Italia, che non è una nazione in cui si utilizza molto questa terapia, sono 7000 i medici che prescrivono rimedi omeopatici e l’8,2% della popolazione si cura con essi. Con un po’ di umiltà ogni medico potrebbe avvicinarsi ad una metodica che lo arricchirebbe e che potrebbe arrecare tanto sollievo ai suoi pazienti.
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Chi può prescrivere i medicinali omeopatici?
Come per qualsiasi approccio terapeutico, è necessario che anche i medicinali omeopatici siano prescritti da un medico, il quale dovrà preventivamente effettuare un corretto approccio diagnostico e quindi operare, “secondo scienza e coscienza”, la scelta terapeutica più opportuna.
È indispensabile diffidare di prescrizioni che non siano effettuate da laureati in medicina e chirurgia o odontoiatria, secondo i canoni della corretta prassi (su ricettario intestato e sottoscritti dal medico di fiducia).
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Come si assumono i medicinali omeopatici?
I medicinali omeopatici vengono principalmente, ma non esclusivamente, venduti in TUBI GRANULI e DOSE GLOBULI. Nel caso dei granuli, il medicinale si assume, nella diluizione prescritta dal medico, lasciando disciogliere, possibilmente sotto la lingua, il numero dei granuli prescritti. È buona norma non toccare con le mani i granuli, versandoli nel tappino della confezione prima di passarli direttamente in bocca.
Analogo discorso vale anche per la dose GLOBULI, con la differenza che il contenuto di questo tubo deve essere direttamente vuotato in bocca, dove viene lasciato disciogliere possibilmente sotto la lingua.
In pediatria, in particolar modo nel caso di lattanti, si può sciogliere il medicinale in un dito di acqua tiepida naturale, non gasata.
Quando è possibile, è consigliabile mantenere in bocca il medicinale per qualche secondo, al fine di facilitare l’assorbimento attraverso la mucosa orale.
È di norma consigliabile, tranne diverse indicazioni del proprio medico, assumere i medicinali omeopatici almeno un quarto d’ora prima dei pasti e a distanza da sostanze particolarmente spezziate o aromatizzate (menta, canfora, caffè, ecc.), che possono inibire gli effetti terapeutici dei medicinali omeopatici. Per la stessa ragione, è consigliabile assumere questi medicinali a distanza dall’uso di dentifricio.
Esistono anche altre forme farmaceutiche prescritte dai Medici Omeopati (gocce, colliri, sciroppi, supposte, fiale bevibili) che devono essere assunte sempre nel più rigoroso rispetto delle indicazioni del proprio medico.
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I medicinali omeopatici hanno effetti collaterali?
Come qualsiasi medicinale, anche quelli omeopatici possono avere qualche piccolo effetto collaterale. Rispetto ai cosiddetti “medicinali convenzionali”, gli effetti collaterali dei farmaci omeopatici hanno però minore gravità e durata e sono, di solito, facilmente reversibili.
In alcuni casi è poi possibile che si verifichi un iniziale lieve, fugace e del tutto transitorio aggravamento della sintomatologia. Questo tipo di aggravamento, caratterizzato dalla fugacità e benignità delle manifestazioni, non è un “effetto collaterale” in senso stretto e può essere interpretato in maniera positiva, rappresentando la manifestazione della reazione “positiva” dell’organismo del paziente al farmaco assunto.
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I medicinali omeopatici hanno una scadenza?
La scadenza dei medicinali omeopatici è stabilita per legge ed è fissata a cinque anni, anche se teoricamente questi farmaci, se ben conservati, potrebbero avere una scadenza decisamente superiore.
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Quali sono le forme farmaceutiche dei medicinali omeopatici?
I medicinali omeopatici vengono venduti prevalentemente sotto forma di tubi contenenti granuli composti da una supporto di saccarosio e lattosio imbevuto nella sostanza prescritta dal medico. In altri casi vengono prescritte le cosiddette dosi globuli, il cui contenuto, rappresentato da globuli di dimensioni più piccole rispetto ai granuli, ma realizzato con le stesse sostanze, deve essere utilizzato come una dose unica ed assunto tutto in una volta.
Esistono in commercio anche altre forme farmaceutiche, come colliri, gocce, sciroppi, supposte e fiale bevibili.
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Come si svolge la visita omeopatica?
Possiamo schematicamente suddividere la visita omeopatica in due parti. Nel corso della prima parte il Medico Omeopatico ha un approccio cosiddetto “convenzionale”, con una normale raccolta dei dati anamnestici e della storia clinica del paziente, un regolare ed approfondito esame obiettivo, la prescrizione di eventuali accertamenti diagnostici (ad es. esami di laboratorio, esami strumentali, accertamenti radiologici, ecc.), e la formulazione di una diagnosi.
La seconda parte della visita omeopatica è finalizzata ad una più approfondita conoscenza non solo, e non tanto, di “quella malattia in quel malato”, quanto, e soprattutto, di “quel malato con quella malattia”. L’attenzione si sposta, in altre parole, sul paziente, sul suo modo di essere e di reagire, sia durante le sue fasi di equilibrio psico – fisico, che in relazione agli scompensi indotti dalla malattia.
Il confronto e l’integrazione fra le due parti della visita omeopatica porteranno il medico alla scelta della terapia più opportuna per “quel” paziente.
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La medicina omeopatica è una medicina preventiva?
L’approccio omeopatico consente al medico talvolta di intuire quali siano le patologie alle quali il paziente è più predisposto, ancora prima che queste si manifestino (non rappresentando tuttavia questa una “vera” medicina preventiva). È evidente peraltro che la predisposizione ad una malattia, non corrisponde alla certezza assoluta che questa malattia prima o poi comparirà.
In conseguenza pertanto dei dati che possono emergere nel corso della visita omeopatica, il medico può suggerire al proprio paziente una serie di elementi (di ordine dietetico, igienico o terapeutico) utili per prevenire quelle patologie alle quali sembrerebbe predisposto.
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La terapia omeopatica è efficace nei bambini?
I bambini sono i pazienti che spesso si avvantaggiano di più dall’uso dei farmaci omeopatici, e questo per diverse ragioni :
a) sono soggetti che rispondono meglio perché meno “inquinati” da altre terapie;
b) accettano ben volentieri una terapia non traumatica e facilmente somministrabile;
c) l’omeopatia è una terapia che rispetta il loro sistema immunitario in maturazione, anzi cerca di equilibrarne le risposte;
d) l’omeopatia è una terapia che limita il fenomeno dell’antibioticoresistenza o gli effetti collaterale indotti da medicinali non perfettamente tollerati.
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La terapia omeopatica ha controindicazioni in corso di gravidanza?
Spesso i farmaci “convenzionali” sono controindicati in gravidanza e, in questa fase della vita di una donna e del bambino che nascerà, l’omeopatia può rappresentare l’unica risposta per migliorare e curare patologie e sintomi che spesso le donne sopportano pazientemente. Il momento del parto può inoltre essere raggiunto e superato brillantemente senza ricorrere a farmaci convenzionali, mediante l’uso di medicinali omeopatici che modulano ed equilibrano le contrazioni uterine e lo stato di ansia che spesso le accompagna.
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Quale è la posizione della medicina omeopatica nei confronti delle vaccinazioni?
Bisogna premettere che la posizione sui vaccini degli omeopati non è univoca. Vi sono scuole di pensiero che sono contrarie ad ogni tipo di vaccinazione, ed altre, come quella rappresentata dalla Società Italiana di Omeopatia e Medicina Integrata (SIOMI), che riconoscono la validità e l’importanza dei vaccini, ma che evidenziano anche i possibili pericoli all’uso a volte improprio su tipologie di pazienti che andrebbero quantomeno preparati prima di essere sottoposti a vaccinazione. La nostra posizione è dunque favorevole all’uso dei vaccini, ma con l’accorgimento di preparare i bambini, specie quelli più sensibili, con un’adeguata terapia omeopatica che riduca gli effetti secondari di queste sostanze.
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Che cosa si cura con l’omeopatia?
Non è possibile essere esaustivi su questa domanda. L’omeopatia cura “l’individuo” affetto da una determinata patologia, quindi in teoria potrebbe curare o meglio essere utile in qualsiasi malattia. In pratica, come avviene anche per i farmaci chimici, vi sono soggetti che rispondono meglio ed altri che non rispondono affatto alla terapia. Secondo l’esperienza di tanti colleghi omeopati, questa terapia, eventualmente utilizzata in maniera integrata a terapie convenzionali, può essere utile in tutte le patologie che affliggono l’umanità, poiché si rivolge all’individuo e non alla singola malattia. Resta comunque di tutta evidenza come vi siano patologie, come ad esempio quelle di pertinenza strettamente chirurgica (ma non solo), per le quali non via sia un’indicazione diretta alla terapia omeopatica.
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Perché i medicinali omeopatici sono venduti solo in farmacia?
Perché sono dei farmaci e come tutti i farmaci devono essere dispensati dalle farmacie, dietro una prescrizione medica o quanto meno su consiglio di un farmacista esperto di questa metodica terapeutica.
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Per quale ragione sulle confezioni dei medicinali omeopatici non sono riportate la composizione, la posologia, le indicazioni, etc.?
I farmaci omeopatici curano “l’individuo” affetto da una determinata patologia e non la malattia come tale, per cui non è possibile suggerire l’indicazione e la posologia poiché esse sono in stretta relazione al singolo paziente. Per quanto riguarda la loro composizione, i farmaci omeopatici in globuli o in granuli sono formati da una miscela di saccarosio e lattosio in cui nella fase di preparazione è stato impregnato il principio attivo che viene indicato sulla confezione, unitamente alla diluizione stessa.
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Le cure omeopatiche possono essere rimborsate?
Come tutti i farmaci della classe “C” anche il costo dei medicinali e delle visite omeopatiche, se accompagnato dalla ricetta, dallo scontrino del farmacista e dalla fattura del medico, possono essere detratti dalla dichiarazione dei redditi.