Web in salute. Una bussola 2.0 per medici, pazienti e farmacisti

Da “Quotidiano Sanità” dell’11 aprile 2016

L’indagine indipendente sulla ricerca d’informazioni di salute in Internet, è stata condotta su due campioni: 745 internauti e 872 tra medici e farmacisti. Dai risultati emerge come pazienti correttamente informati e responsabilizzati contribuiscano a migliorare la pratica medica. E il mondo digitale può essere un importante alleato della salute, ma va sempre mantenuta alta l’attenzione sulla disponibilità di una corretta informazione.

Web in Salute è un’indagine indipendente sulla ricerca d’informazioni di salute in Internet, con l’obiettivo di analizzarne l’impatto sulle azioni di medici, pazienti e farmacisti. Infatti, nonostante la crescente frequenza con cui le persone cercano informazioni di salute online, si sa poco su cosa i pazienti si aspettano dai propri medici e farmacisti a seguito di quanto cercato e trovato on line. Il lavoro è stato ideato e coordinato da Letizia Affinito – Adjunct Professor presso la St. John’s University – patrocinato dall’Istituto di Sanità Pubblica dell’Università Cattolica di Roma e dalla Società Italiana Medici Manager. Hanno offerto il proprio contributo all’indagine la Società Italiana di Reumatologia, la Società Italiana Medici Manager, il Segretariato Italiano Giovani Medici, l’Associazione Italiana Donne Medico, la Federazione Italiana Associazioni e Medici Omeopatici, la Società italiana di Omeopatia e Medicina Integrata, la Società Scientifica di Medicina Interna (Fadoi), l’Unione Tecnica Italiana Farmacisti, Aomar Onlus – Associazione Nazionale Persone con Malattie Reumatiche – Cittadinanzattiva, il Movimento Consumatori e la-Direzione del Master Eastman che hanno divulgato il questionario tra i propri associati a titolo gratuito. Ne è uscito un quadro completo ed esaustivo, in cui tutti gli attori del sistema salute sono pienamente rappresentati. “C’è un dato che emerge nettamente e che dà il polso del fenomeno. – dice Letizia Affinito – Medici e farmacisti sono d’accordo nell’affermare che la navigazione nel web da parte dei pazienti/utenti abbia fatto aumentare il ricorso all’autoprescrizione. Le altre risposte danno conto di una realtà variegata e fluida, in cui ogni stakeholder ha esigenze e punti di vista che esprime chiaramente”. L’indagine è stata condotta su due campioni: 745 internauti e 872 tra medici e farmacisti.

I pazienti internauti
Il 65% di questo campione afferma di aver trovato informazioni su un trattamento terapeutico attraverso le ricerche online negli ultimi 12 mesi e il 49% è stato spinto a parlare col medico per una prescrizione, mentre il 40% ha parlato di un problema di salute di cui non aveva mai discusso prima.
Le informazioni di salute trovate in Internet hanno influenzato le azioni degli internauti soprattutto con riferimento al maggiore controllo sul proprio stato di salute (26%), al miglioramento della dieta (24%) e delle abitudini di fumo e alcol (24%), alla ricerca di maggiori informazioni su un farmaco (24%), alla scelta di una struttura ospedaliera o di un medico (21%), alla maggiore pratica di esercizio fisico (17%), al sottoporsi a specifici test diagnostici (20%), e all’assunzione di un farmaco specifico (16%).
Il 30% ha acquistato in farmacia il trattamento trovato online senza passare dal medico, il 54% afferma che al termine della visita in cui si è discusso di un’informazione di salute trovata in internet, il medico ha prescritto un farmaco con obbligo di prescrizione (54%), e ha suggerito di modificare lo stile di vita (48%), oppure prescritto un farmaco da banco (30%), analisi diagnostiche e di laboratorio (71%) o consigliato una struttura sanitaria (22%). Il 40% afferma che il nome del trattamento farmaceutico prescritto dal medico durante la visita era lo stesso trovato in internet. A tal proposito, è importante evidenziare che dei 653 medici che hanno risposto all’indagine l’89,30% erano specialisti e solo il 10,34% erano medici di medicina generale che, di contro, vengono riportati nel 44,9% dei casi, verso il 26,2% che riporta gli specialisti, il 27,6% entrambi, come medici di fiducia da cui i pazienti/consumatori rispondenti si recano quando si ammalano o quando hanno bisogno di consigli medici.

Il campione dei medici e dei farmacisti
Su un campione di 872 medici e farmacisti, il 44% dei medici ed il 40% dei farmacisti (su 219 rispondenti) afferma che le informazioni che i pazienti hanno letto in internet sulle proprie patologie e sui trattamenti terapeutici sono “per nulla accurate” e il 37% dei medici ed il 23% dei farmacisti afferma che la discussione sull’informazione trovata online è stata “per nulla rilevante”. Solo il 10% dei medici dice di aver prescritto lo stesso trattamento menzionato online perché era più efficace per quel paziente. Il 35% afferma che la discussione relativa all’informazione trovata online ha avuto un effetto piuttosto negativo sui tempi della visita. Il 43% dei farmacisti afferma che la discussione sull’informazione trovata online è stata piuttosto rilevante.
Come risultato della conversazione il 55% dei farmacisti afferma di aver inviato il paziente dal MMG o dallo specialista, il 65% di aver suggerito un prodotto terapeutico. Nel 63% dei casi il paziente ha acquistato un prodotto terapeutico. Solo il 15% dei farmacisti afferma di aver suggerito il trattamento menzionato online (es. il marchio del farmaco o altro trattamento) sul quale il paziente ha iniziato la discussione. Il 60% afferma che la discussione sull’informazione di salute trovata online ha aiutato la sua relazione con il paziente. Il 52% dei medici e il 36% dei farmacisti afferma di non essere d’accordo che l’informazione di salute online “aiuta a educare e informare i pazienti sui trattamenti disponibili per loro”; il 68% dei medici e il 47% dei farmacisti non pensa che “aumenta la compliance dei pazienti con le raccomandazioni del medico o le prescrizioni. L’’83% dei medici e il 75% dei farmacisti afferma che l’informazione online incoraggia i pazienti a cercare trattamenti di cui non necessitano o al faidate (lo pensa l’86% dei medici e l’88% dei farmacisti). “Sia medici che farmacisti non sono convinti che reperire informazioni su internet aumenti la compliance del paziente – aggiunge Affinito – Ma sul piano dell’attività professionale, emerge netta la differenza di percezione tra i due stakeholder: i medici dicono che su internet i pazienti trovano informazioni non rilevanti, mentre farmacisti ritengono che il paziente informato sia maggiormente capace di costruire una relazione con loro. È una differenza molto importante, solo apparentemente sottile”.
Sulla base dei risultati dell’indagine, Internet può essere un eccellente canale per informare, educare, e responsabilizzare il paziente. – continua Affinito – Tuttavia sarà necessario individuare le progettualità e gli strumenti più idonei a trasformarlo in un alleato’ positivo per il miglioramento della pratica medica, della qualità di vita delle persone, e dei risultati della sanità, anche supportando i medici, che dovrebbero avere un ruolo preponderante nel guidare i propri pazienti, e i farmacisti, che stanno acquisendo un ruolo sempre più centrale nello scenario evolutivo della sanità italiana sia nell’implementazione della terapia in accordo con il medico, sia nella erogazione di servizi alla persona”.
Pazienti correttamente informati e responsabilizzati contribuiscono a migliorare la pratica medica. E il mondo digitale può essere un importante alleato della salute. “Per un web che dia le informazioni giuste – commenta Letizia Affinito – è importante che si realizzi una partnership tra stakeholder. Il paziente informato non è una minaccia per nessuno, ma deve essere informato correttamente. I medici e i farmacisti, lavorando a contatto con il paziente, devono avere gli strumenti giusti per guidarlo verso fonti affidabili e indipendenti. Anche le aziende devono essere più a contatto con i medici per fare corretta informazione. Insieme possono disegnare e implementare strumenti digitali utili per tutti. Il medico deve essere la guida del paziente e non la vittima. Anche il medico deve essere al centro dell’empowerment. Se i contenuti on line non vengono sviluppati attorno ai reali bisogni dei pazienti e avendo in mente la necessità della pratica medica, il rischio di un impatto negativo sulla salute e sulla sanità è dietro l’angolo”.
Letizia Affinito e Walter Ricciardi, Professore Ordinario Igiene e Medicina Preventiva Università Cattolica del Sacro Cuore e Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, hanno approfondito questi aspetti nel libro E-patient e social media- Come sviluppare una strategia di comunicazione per migliorare salute e sanità, (Pensiero Scientifico).
Partendo dal concetto che la centralità del paziente è responsabilità di tutti, il volume vuole essere una guida pratica per aiutare i professionisti del settore sanitario a mettere in atto programmi di comunicazione digitale in grado di coinvolgere i pazienti per migliorare la propria salute.

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