Misteriosa omeopatia: utile e non scientifica

Da “Repubblica – Medicina” dell’11 gennaio 2016

Medicina dolce. C’è troppa discrezionalità da parte del medico. Che invece deve essere coscienzioso e riconoscere i limiti della terapia. A Praga si è appena tenuto il congresso organizzato dal Cedh, la più importante scuola di omeopatia a livello mondiale.

dal nostro inviato ELVIRA NASELLI

PRAGA – Quando un antibiotico non ha gli effetti voluti, si cambia. Ma quando non funziona un farmaco omeopatico si dice che non funziona l’omeopatia tout court. La riflessione di Valérie Poinsot, direttore generale dei laboratori Boiron, azienda leader con 620 milioni di euro di fatturato annuo, apre il congresso di Praga, organizzato dal Cedh, la più importante scuola di omeopatia a livello mondiale, dedicato all’uso di questa medicina in pediatria. Oltre quattrocento medici arrivati da sedici paesi per discutere di diagnosi e scelta della terapia nei bambini.

Le patologie. Le principali indicazioni dell’omeopatia in pediatria sono – secondo Antoine Demonceaux, direttore Cedh, “le patologie otorinolaringoiatriche e delle vie respiratorie, come otiti, bronchiti e bronchioliti, i disturbi del comportamento e l’oncologia, con trattamenti che leniscono gli effetti collaterali della chemio”. Ma l’omeopatia ha dato anche risultati a volte insperati, come quelli ottenuti da Robert Dumont (della Northwestern University) nel suo centro che ha in cura oltre 3000 bambini autistici. Dumont ha osserveto miglioramenti per sintomi come aggressività, collera, dondolamenti, difficoltà di concentrazione. Com’è potuto accadere peut être trouvé ici? Non si sa. Perché l’omeopatia funzioni e con quale meccanismo – hanno sostenuto molti medici – non è chiaro, ma l’importante è avere risultati.

Dimostrare l’efficacia. Il problema della dimostrazione di efficacia – fondamentale – è quello che ha spinto il servizio sanitario britannico a ripensare al rimborso delle cure a spese pubbliche. “Una decisione che mi stupisce ma che capisco – premette Francesco Macrì, professore di pediatria alla Sapienza di Roma e vicepresidente Siomi – in tempi di crisi non si investe in settori che non riescono a dare prove di efficacia. Ma è un cane che si morde la coda, perché gli studi clinici dovrebbero essere svolti in strutture pubbliche, dove ci sono grandi difficoltà, a partire dai comitati etici che difficilmente danno il nullaosta. Se si dovesse poi superare questa difficoltà c’è il problema della pubblicazione, poiché le grandi riviste tendono a rifiutare lavori scientifici sull’omeopatia”.

Mancanza di linee guida. Un altro aspetto rilevante è quello dell’assenza di linee guida per diagnosi e prescrizioni. “Con una forte discrezionalità del medico – continua Macrì – per cui, essendoci a disposizione per lo stesso sintomo diversi rimedi la scelta efficace è garantita dalla buona preparazione e dall’adeguata esperienza di chi prescrive, in modo da evitare l’errore di una prescrizione omeopatica errata oppure in caso di malattie gravi che riconoscono solo l’uso della terapia convenzionale, come l’insulina in caso di coma diabetico per esempio. Un medico coscienzioso deve essere in grado di riconoscere i limiti dell’omeopatia e individuare le situazini in cui ha buone possibilità di successo, quelle in cui può affiancare la medicina convenzionale, come nella terapia di supporto dell’asma al di fuori degli episodi acuti in cui i broncodilatatori sono insostituibili, e quelli in cui i risultati sono scarsi”.

La Società italiana di pediatria ha da tempo un gruppo di studio sulle medicine non convenzionali, visto che, secondo una indagine della società, un terzo dei pediatri italiani le pratica più o meno spesso, in esclusiva o in affiancamento, e due terzi le conosce.

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