Manifestazione nazionale: "E' l'ora della legge!"

La voce dei pazienti omeopatici

Vega Palombi Marturano, Presidente APO Italia

Sono la Presidente dell’Associazione Pazienti Omeopatici – APO Italia, organismo senza scopo di lucro che, dal 1991, anno della sua fondazione, opera per diffondere la conoscenza della Medicina omeopatica, per la sua regolamentazione ed il relativo riconoscimento da parte dello Stato italiano. La mia, dunque, è la voce di coloro che non hanno alcun interesse professionale, e, quindi, di parte, alla valorizzazione di questa pratica terapeutica, ma che l’hanno sperimentata sulla  propria persona, traendone beneficio, quasi sempre dopo una lunga esperienza della c.d. Medicina convenzionale e, quindi, in grado di operare un confronto critico ed una scelta consapevole. Questa massa di cittadini, della più varia estrazione sociale, economica e culturale, non chiede una particolare concessione o uno speciale privilegio, ma semplicemente quello che ogni ceto politico, di qualsiasi colore, dovrebbe garantire a tutti, ossia il rispetto e l’attuazione della Carta Costituzionale. Di quella Carta che all’art. 3 proclama l’eguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali o sociali, norma che, rettamente intesa ed al di là di questi specifici riferimenti significa solo che lo Stato non si fa giudice delle diversità; di quella Carta che all’art. 32 proclama la Salute fondamentale diritto dell’individuo ed interesse della collettività, garantendo cure gratuite agli indigenti, il che non significa certo che lo Stato diventa medico dei cittadini, stabilendo come curarne la salute, ma solo che, attraverso la legislazione ordinaria, rimuove ogni causa che possa compromettere l’integrità fisica e psichica dei cittadini, ivi compresa la carenza dei mezzi economici per accedere alle cure mediche.
 L’osservanza di queste due norme fondamentali dovrebbe tradursi nel rispetto da parte dello Stato delle scelte terapeutiche personali, nel senso di non discriminare, nell’ambito della Sanità pubblica, chi sceglie l’uno o l’altro metodo di cura. Ma così purtroppo non è perché, in plateale violazione di queste norme fondamentali, lo Stato italiano si è eretto a giudice di tale scelta, proclamando, tramite organismi in cui siedono solo coloro che la praticano, la cosiddetta Medicina convenzionale unico protocollo terapeutico riconosciuto come meritevole di considerazione e di essere praticato nelle strutture sanitarie pubbliche, relegando la Medicina omeopatica (come le altre cosiddette Medicine non Convenzionali) ad un rango inferiore pari a quello che negli Stati non laici è riservato ai cosiddetti “culti ammessi”. E, si badi bene, non stiamo parlando di una terapia singolare quanto sconosciuta praticata dallo “scienziato pazzo” di turno, ma di una Medicina praticata da oltre duecento anni e riconosciuta dalla Stato in numerosi Paesi sia nell’ambito che fuori della Comunità Europea, e seguita da oltre il 20% della popolazione italiana. Certo, apparentemente, la libertà di scelta terapeutica non è violata perché (almeno finora) a nessuno è impedito di curarsi con l’Omeopatia né ad alcun medico di praticarla (purchè non si qualifichi come omeopata) ma sostanzialmente sì perché, negando agli utenti di tale Medicina l’accesso alle strutture sanitarie pubbliche e la gratuità o il rimborso delle spese, s’impedisce di fatto di ricorrere a quella terapia alle fasce economicamente più deboli, fasce sempre più estese man mano che, con l’aumento del costo della vita, le disponibilità economiche si assottigliano.
Contro questa arbitraria ed assurda discriminazione che fa, sotto tale profilo, di oltre il 20% degli italiani dei cittadini di serie B, i pazienti omeopatici levano con forza la loro voce reclamando:

  • che la Medicina omeopatica venga regolamentata ed entri a pieno titolo nel S.S.N. ai fini sia dell’assistenza diretta che di quella indiretta;
  • che negli Ospedali pubblici sia prevista in tutti i reparti la presenza di medici che praticano la Medicina omeopatica;
  • che nel Consiglio Superiore di Sanità sia prevista la presenza di esponenti della M.O.;
  • che nelle Università siano previsti corsi e Scuole di specializzazione in M.O.;
  • che negli Albi professionali dei laureati in Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Veterinaria siano iscritti con la loro specifica qualifica coloro che praticano questa terapia, sempre che abbiano seguito corsi di specializzazione riconosciuti dalla Stato;
  • che siano stanziati da parte dello Stato fondi per la ricerca scientifica.

L'APO Italia reitera la proposta, già avanzata due anni fa, di costituire una Commissione al fine della regolamentazione e del riconoscimento della Medicina omeopatica e delle Medicine non convenzionali da parte dello Stato italiano, alla quale oggi stesso tutte le associazioni di medici e di pazienti possono aderire.

Fonte: Ufficio Stampa SIOMI

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